DIDATTICA A DISTANZA: docenti contattati alle 2,00 di notte e allievi che non accettano “videolezioni” perchè alle 12,00 stanno ancora dormendo
In una lettera inviata alla rubrica “ i lettori ci scrivono “ de La Tecnica della Scuola si scrive: “ Ho visto ministri e burocrati ministeriali tentare di imporre con note e circolari (e spero non lo si faccia con decreti) “nuove metodologie didattiche”; ho visto solerti dirigenti che hanno riproposto obblighi e prestazioni lavorative che nulla hanno a che fare con l’emergenza che stiamo vivendo;
ho visto solerti dirigenti presiedere consigli di classe on line per effettuare le valutazioni intermedie (cosiddetto “pagellino”), ho visto dirigenti e colleghi chiedere di riformulare programmazioni didattiche alla luce della DAD riproponendo tempi e scadenze di una normalità che non esiste, ho visto genitori intervenire nelle “videolezioni” e nelle valutazioni, ho visto hacker violare la privacy di docenti e studenti, ho visto docenti lavorare h 24 ed allievi sottrarsi alle “videolezioni” nascondendosi dietro connessioni che “non vanno”, ho visto docenti contattati alle 2,00 di notte sui social ed allievi che non accettano “videolezioni” perchè alle 12,00 “ancora sto dormendo”.
Professori precari, la denuncia di Orizzonte Scuola
Agli insegnanti non ancora di ruolo viene chiesto di fare didattica a distanza anche se non sono in possesso degli strumenti tecnologici e di connessione necessari.
“Stiamo parlando di circa 200 mila docenti, quindi quasi un quarto del corpo insegnante italiano. Anche la stampa specializzata rileva che tanti docenti, con contratti al 30 giugno o al 31 agosto (ma anche a quelli su malattie, astensioni varie, aspettative), si sono trovati, come tutti gli altri, a non potere scegliere ma costretti ad adeguarsi a una modalità di erogazione della didattica del tutto nuova, affascinante e competitiva, in alcuni casi, ma pur sempre necessitante di strumentalità di cui non tutti dispongono”.
“A loro – continua – il Ministero continua a negare “la Carta del Docente, il bonus da 500 euro per ‘tutti’ gli insegnanti nato nel 2016, all’interno della legge sulla Buona Scuola”, creando in questo “un vero vulnus democratico nella scuola italiana”, per via di “uno squilibrio talmente evidente, quanto gravissimo, tra una categoria e l’altra di docenti, come se la formazione e l’accesso alle tecnologie fosse appannaggio di una parte dei docenti, e non di tutti, e peggio ancora, che il diritto all’istruzione con personale aggiornato, fosse nei fatti limitato ad alcuni studenti e non fosse garantito a tutti”.