Io martedì esco, venitemi a prendere. Le leggi e le regole (soprattutto la Costituzione) le conosco meglio di loro, e lo so bene che un periodo di emergenza può giustificare la limitazione della libertà personale proporzionata al pericolo in corso: ma qui non lo è, non lo è più, perché qui il pericolo non sono io, cioè: non sono io se prendo la macchina a vado a farmi un giro in montagna dove rischio di incontrare al massimo una capra; il pericolo siete e vi siete rivelati voi, inetti e incompetenti, partiti col «siamo prontissimi» e «abbraccia un cinese» e gli aperitivi contro la paura: per poi ritardare su tutto, fare ridicole gare Consip che hanno fatto perdere tempo decisivo, emesso decreti al rallentatore che hanno fatto partire per il Sud mezza Italia, dato il tempo agli stati confinanti di non venderci più neanche una mascherina, fatto zone rosa, poi rosso annacquato, mandato in militari in val Seriana salvo dirottarli altrove – facendo nascere il focolaio peggiore del mondo, se non lo sapete – e dando la colpa alla Lombardia come se avesse potuto fare una grande zona rossa da sola, senza un esercito.
I colpevoli siete voi, sono loro, un governo che ha rinchiuso i bambini ma liberato i cani, fatto inseguire i runner dalla polizia, e tutto questo senza un piano chiaro, un’idea seria di via d’uscita, selezionando le aziende «fondamentali» con criteri tutti loro, facendoci deridere dal mondo intero nonché prendere come esempio negativo.
Bene: il tempo è scaduto.
Se il mio Stato si chiamasse Lombardia, continuerei a obbedire come ho sempre fatto, perché è gente seria o farei il mio dovere civico anche se fossi in disaccordo, perché loro – loro sì – hanno fronteggiato uno tsunami da soli.
Ma da questo governo non accetto (più) la privazione dei miei diritti fondamentali a tempo indeterminato – non meno importanti del diritto alla salute, sappiatelo – come in altri stati non accade: perché alzi la mano chi ha capito se e come finirà il lockdown, che peraltro – di questo neppure ho parlato – sta economicamente ammazzando il Paese e chi non ha da mangiare, non ha risparmi, e ora non ha più neppure le libertà fondamentali.
Io sono stato d’accordo e ho rispettato tutte le misure di contenimento, prendendomela pure con chi sgarrava.
Non ho bar dove andare, non faccio vita sociale, praticamente vivevo già in quarantena come stile di vita. Ma sarò io a deciderlo, e lo farò: e da martedì esco.
E se mi ammalerò, se schiatterò, sarò libero di andarlo a fare in una spiaggia vuota, guardando il mare, non Netflix.
(Libero, 12 aprile 2020)