Il virologo è sicuro: occorre prepararsi, con la fase 2 ci sarà seconda ondata di contagi

Mentre il 4 maggio si avvicina e la speranza è che i numeri su contagi e vittime del coronavirus si abbassino sempre di più, quello che sembra certo è che dietro l’angolo ci sia il pericolo di una seconda ondata di contagi.

LEGGO / In un’intervista al Quotidiano Nazionale, il virologo Andrea Crisanti, direttore di microbiologia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, vale a dire l’esperto che ha collaborato con Luca Zaia nell’elaborare il modello Veneto, conferma questa ipotesi: «Nella fase 2 ci saranno molte più occasioni di trasmissione del virus. Venendo meno le misure di contenimento, nuovi focolai verranno fuori sicuramente», ha detto Crisanti.

«Occorre prepararsi alle inevitabili conseguenze. I fondamentali? Protezioni, sanificazione, tamponi. E la capacità di reazione immediata che abbiamo messo a punto», continua. «Il rischio zero non esiste, specialmente in situazioni del genere. Per agire occorre sapere quanti casi si verificano ogni giorno, e dove si distribuiscono. Ora che andiamo incontro a una riapertura caotica dobbiamo essere a maggior ragione preparati».

La riapertura, spiega, «comporta un rischio di ripresa localizzata del fenomeno, se non addirittura un interessamento di aree più vaste».

«Le mascherine – sottolinea quindi -, se indossate da tutti, fanno effetto, lo posso assicurare. Noi abbiamo documentato casi di persone in ospedale, poi risultate positive, che avevano indossato la mascherina, e non si è infettato nessuno. Abbiamo sempre imposto la protezione a tutti, secondo il principio di precauzione».

«I risultati – aggiunge su sanificazioni e distanziamento sociale – si ottengono applicando norme tutto sommato abbastanza semplici. Allo stesso tempo si deve incrementare la capacità di fare tamponi, perché solo attraverso i tamponi riesci poi a capire chi è infetto e chi no, allo stesso tempo occorre implementare misure simili a quelle viste a Vò».

«Noi – ricorda – la ricetta per spegnere i focolai ce l’abbiamo, e l’abbiamo messa in pratica: si tratta di circoscrivere rapidamente l’area, fare tamponi a tutti subito, isolare i positivi, ripetere l’operazione dopo 7-8 giorni per agguantare i casi che dovessero essere sfuggiti alla prima osservazione. Chiudi, e il cluster finisce. Ma bisogna essere preparati, avere la capacità di fare esami. Stesso discorso vale per le fabbriche».

fonte: LEGGO