“A me che di questa “fase 3” nessuno parli suona tanto che nessuno se ne sta occupando. O quasi. E questa non è una cosa buona. Voglio dire che le esperienze negative fatte sul campo andranno messe a frutto e mi aspetto che lo si faccia persino con semplicità. Ma non basta, ovviamente. A Milano, in zona Fiera, è sorto in breve tempo un ospedale. Si è polemizzato, sull’argomento, ma meno male che c’è”
Sono queste alcune delle considerazioni importanti apparte sul sito ligure Primocanale
In questi giorni il dibattito politico, e in qualche modo anche quello popolare, è totalmente assorbito dalla cosiddetta “fase 2”, cioè la riapertura del Paese. Il 4 maggio oppure dopo, o meglio ancora prima? E tutti insieme, oppure a macchia di leopardo, considerando che la pandemia non ha colpito le regioni in egual misura? E, ancora, bisogna considerarle certe peculiarità, come giustamente rivendica il governatore ligure Giovanni Toti, o invece bisogna far finta di essere tutti uguali?
Questi e pure altri temi – vedi le spiagge e le distanze fra un ombrellone e l’altro, ad esempio – tengono banco, perché l’emergenza economica sta pesantemente accompagnando quella sanitaria. Ecco, però, il problema: il coronavirus sta rallentando la sua marcia, a parte Lombardia e Piemonte, ma non è mica sparito. Anzi. Gli scienziati e i medici che con vario titolo e per varie ragioni si stanno occupando della questione su un punto mostrano di essere quasi unanimi: in autunno, con il riabbassarsi delle temperature, la pandemia tornerà a mordere.