Anna e Angelo però sono riusciti almeno a vedere il corpo. Per una vita sono stati infermieri al Policlinico, al primo sguardo si sono subito accorti di parecchie cose che non tornavano: il corpo di Roberto non era dilaniato, come avevano garantito gli ufficiali della caserma, i segni che portava addosso non erano quelli di un incidente, ma proprio di uno scoppio. E poi mancavano le cornee: “Ce ne siamo accorti subito – ha detto il padre – non possiamo sbagliarci”.
La prossima settimana incontreranno la ministra della Difesa Trenta, alla quale chiederanno quel che ripetono ormai da cinque ministri diversi a questa parte: una commissione d’inchiesta sulla morte di Roberto. Una verità che dopo vent’anni sembra ancora lontanissima.
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