Il primo colpo, infatti, ha trapassato la schiena di Brunetti (distante appena 6 metri) per penetrare poi l’altro fuggiasco, Taormina, a una coscia.
Il secondo proiettile, sparato un attimo dopo, ha colpito di nuovo l’emitorace destro di Brunetti, che morirà poi in ospedale dopo un mese e mezzo.
Mentre il terzo, esploso dopo otto secondi, ha freddato Taormina, che si trascinava ferito a 42 metri di distanza. «Mi sono qualificato prima di sparare.
Ho sparato per difendermi», si è sempre giustificato il poliziotto, difeso dall’avvocato Eugenio Pini.
I familiari dei giovani non si rassegnano “Mio figlio – dice il papà di Taormina – è morto perché dopo una rapina finita male avrebbe forse mostrato una pistola finta
contro un agente che gli puntava un’arma vera. Neanche un suicida. Avevano sbagliato, meritavano la galera, non il camposanto”.